Entriamo a Cascia col garbo dovuto a Santa Rita, venerata in tutto il mondo come dispensatrice di grazie che richiama qui milioni di fedeli che vogliono rendere omaggio alla ‘Santa degli Impossibili’. Il fulcro di tanta fede è il complesso a lei dedicato: la Basilica santuario e il monastero dove vivono ancora le consorelle di Rita, le monache agostiniane di clausura.
Se la vita di questa santa vi appassiona dovrete dirigervi verso il paese natale, Roccaporena, dove si conservano i ricordi della sua vita, di madre prima e di vedova poi, dopo il crudele assassinio del marito. Il paese ha risentito dell’afflusso turistico perdendo parte della sua autenticità ( ma il complesso di scale mobili al termine di una giornata in piedi sulle pedane potrebbe risultare un tributo al progresso assai gradito) ma non ha intaccato il valore della cucina che fanno di Cascia un riferimento gastronomico: zafferano, farro, tartufi, la roveja (un legume tipico simile al pisello) fanno da cornice ad una raffinata lavorazione delle carni la cui origine di perde nei secoli. L’arte della ‘norcineria’, non a caso, è nata qui. Non indugiate troppo a tavole, però. Domani c’è l’ultima tappa, la più lunga, la più dura. In bocca al lupo.