Il signor Wolf del Transitalia Marathon, quello che risolve problemi accumulando chili di PEC e carte bollate, ha l’occhialino da intellettuale, il pizzetto ascetico e lo sguardo bonario. Ma non credeteci, è un trucco: in realtà Pietro Vitale, 55 anni da Ancona, di professione organizzatore di eventi per enti pubblici e privati è un ‘vecchio’ manico dei sentieri: in garage vanta un Ktm 690, un’Africa Twin Rd 04 del 1991 e un Dr Big 750 che mette voglia di Dakar. Ma il suo non è un museo: spesso tocca a lui controllare con occhi nuovi la traccia del Transitalia appena sfornata da Mirco Urbinati che, con Pietro, vive in un rapporto quasi simbiotico, soprattutto nelle convulse settimane precedenti la partenza ( queste, tanto per capirci).
E allora, partiamo dalla parte divertente: che Transitalia ci aspetta?
Bello, rinnovato, in territori ormai famosi per la loro bellezza e accoglienza, molto panoramico e anche un po’ più tecnico. Un tracciato che può regalare grandi soddisfazioni ai più esperti.
E per quelli meno attrezzati?
Ci sarà sempre una via alternativa. Anzi, per noi la traccia principale sarà il tracciato più agevole. Poi, per chi se la sente, c’è l’hard.
E’ più difficile arrivare in fondo al Transitalia o ottenere tutti i permessi?
I permessi! Poi ci sono i nulla osta, le autorizzazioni…. Ecco, in questi documenti c’è tutto il mio lavoro
E quanto tempo ha richiesto mettere assieme quella spanna di carta?
Praticamente il lavoro del Transitalia non si ferma mai. Mancano pochi giorni al via e Mirco è già con la testa al tracciato del prossimo anno. E dove passa lui, poi arrivo io per aprire la pratica.
Domanda da neofita: il Transitalia non è una gara, che bisogno c’è di bussare alla porta degli enti pubblici? Non tutti lo fanno…
Quello che fanno altri organizzatori non lo so. Tanti fanno bene il lavoro di… preparazione all’evento vero e proprio, qualcun altro non so… Noi dello staff cerchiamo di fare al meglio il nostro lavoro, ognuno nel suo specifico, e questo comporta un lavoro enorme, da parte di tutti! Conosco la legge nazionale perché organizzare eventi è il mio lavoro da 25 anni e dico che le regole sono molto chiare. Se parliamo di parchi, poi, sono, giustamente, severissime. Aggiungo che avere un riscontro circa il nostro passaggio è una garanzia, perché obbliga gli enti a informarci di qualsiasi difficoltà imprevista: frane, deviazioni, eventi coincidenti. Diciamo che il difficile talvolta è avere una interpretazione univoca della norma da parte di comuni, regioni, enti e così via. Capita che la lettura della stesse legge fornisca due prassi o addirittura due esiti diversi.
E allora?
Ci vuole tanta pazienza… davanti a un sindaco mi sono dovuto presentare con una delle mie moto per fargli capire la differenza fra un enduro stradale e una moto da cross.
Altri aneddoti?
Quella volta che all’Italian Challenge un’associazione animalista presentò un esposto contro di noi sostenendo che stavamo organizzando una gara di motocross segreta all’interno del territorio dell’orso marsicano…
E come andò a finire?
Beh, in una bolla d’aria…! Il confronto con i territori che ci ospitano è stato sempre quello che abbiamo voluto, e permette di comprendere, capire e, di conseguenza, lavorare in sinergia vera con loro.
Beh, in una bolla d’aria…! Il confronto con i territori che ci ospitano è stato sempre quello che abbiamo voluto, e permette di comprendere, capire e, di conseguenza, lavorare in sinergia vera con loro.
In questi quattro anni abbiamo sempre dialogato con tutti e ormai sanno chi siamo, non ci prendono per matti. Se una strada sollevava obiezioni abbiamo sempre chiesto agli enti pubblici di suggerire loro un’alternativa. Ci siamo sempre comportati sapendo di essere in casa d’altri e questo alla fine ha pagato.
A quanti enti hai bussato prima di chiudere la ‘pratica’ Transitalia 2018?
Più di cento!
E quanti chilometri hai macinato?
Fra i tre e i quattromila, direi, tra moto e auto.
In un certo senso tu sei il terminale dei contatti fra i territori e il Transitalia. In questi anni cos’ha regalato la manifestazione a questi piccoli comuni, spesso dimenticati?
Più di quanto non si pensi. Lo vedo da Facebook: tanti partecipanti che, anche a distanza di anni, postano le loro foto nei paesi e nei parchi dove è passato il Transitalia. Ci tornano in moto, ma anche in auto, con la famiglia, in camper, in bicicletta. E lo vedo dagli inviti a cena che mi arrivano quando qualcuno fa tappa a Fermo, dove ci fu l’arrivo lo scorso anno. Per Mirco, per me, per tutta la famiglia del Transitalia questa è la soddisfazione più grande e per questo abbiamo deciso che la prossima edizione toccherà solo i territori che dimostreranno di aver capito il nostro lavoro, quelli per cui il Transitalia Marathon è un valore aggiunto.